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Il paradiso è una distesa di terra arida, abitata da angeli che venerano gli esseri umani e li proteggono dal massacro dei demoni. Il bene e il male non esistono: ogni fazione ha qualcosa di diverso per cui combattere. E tu, da che parte starai?
Jeremy è morto. Di sé sa questo e il proprio nome, nient’altro. Eppure cammina, vede, ascolta. Nessuno però può vedere e ascoltare lui, invisibile e impalpabile, incapace di sedersi su una sedia o di accarezzare un volto. Nessuno tranne Eilise, schiva e scontrosa, che può vederlo grazie a un terribile segreto che la tormenta. Non solo, Eilise può anche aiutarlo, regalandogli un corpo di solidissimo vetro con cui Jeremy possa cercare e portare a compimento il proprio passato lasciato in sospeso. Ma un corpo di vetro è fragile, tanto quanto l’anima di Jeremy, solo e impreparato a vivere questo nuovo presente che non accetta di essere subordinato al passato e si impone con emozioni inaspettate, nuovi sentimenti e una storia tutta sua.
"Un fantasy capace, con solo le prime 20 pagine, di descriverti un mondo immaginario così bene, che lo vedi davanti a te chiaro e delineato. Come se fossi lì."
@viveretralerighe
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Corri come una furia, al di là delle tue possibilità; il cuore sembra in procinto di uscirti dal petto. Il corpo ti implora di fermarti e accettare la sconfitta in questa gara di corsa, ma stringi i denti e cerchi di percorrere gli ultimi metri che ti separano dalla meta. Nathaniel è davanti a te, corre come se non gli costasse fatica. Si volta per controllare che tu sia ancora alle sue spalle e stia bene. Ti sorride per incoraggiarti, poi appoggia una mano sulla pietra per sancire la sua vittoria.
«Non male, Océan» esordisce quando anche tu arrivi alla roccia.
Non ti limiti ad accarezzarla con le dita come fa lui, ma ti ci appoggi con tutto il peso, quasi la abbracci nel tentativo di sgravarti della fatica che ti appesantisce i muscoli. Ignori il suo commento che cerca di farti sentire meno inadatto di quanto in realtà tu sia. Il respiro rallenta e si fa più profondo.
Ti maledici per tutti gli allenamenti che hai saltato, per quelli in cui non hai dato il massimo. Lo hai fatto con consapevolezza perché il tuo obiettivo non è mai stato primeggiare, ma tenerti vicine le cose che ti facevano sentire bene: gli amici, la famiglia, il tempo libero per sgusciare fuori dalla Città. Però, cavolo se un po’ di fiato in più ti farebbe comodo per reggere i ritmi di Nathaniel.
«Torniamo indietro?» ti chiede quando capisce che potresti essere pronto a ripartire.
Il tuo petto non è più scosso da spasmi.
«Di già?» fingi un tono ancora sfinito.
«Non dovremmo neanche essere qui».
È vero che state trasgredendo le regole, anche se non hai mai capito cosa ci sia di pericoloso nell’uscire dal cancello. Non c’è niente se non terra brulla che si distende per metri, e poi per chilometri. Niente, oltre al fiume dei sogni.
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